Uomo Stato Liquido
Uomo Stato Liquido
Come un liquido assume la forma del recipiente che lo contiene così l’uomo fa con lo spazio che lo circonda. Questo ho pensato nell’estate del 2020 quando la prima fase della pandemia sembrava essere sotto controllo.
Durante il lockdown siamo stati costretti a vivere nelle nostre abitazioni e ad adattarci per un lungo periodo allo spazio limitato che avevamo a nostra disposizione.
Con la mia famiglia abbiamo occupato come un liquido ogni angolo della nostra casa, del nostro recipiente, assumendo la sua forma, organizzandolo secondo le nostre esigenze, relazionandoci con lo spazio a disposizione: il soggiorno è diventato una palestra, il corridoio un parco giochi, le camere da letto dei campi di battaglia.
Con la fine del lockdown e il bisogno di un briciolo di (apparente) normalità, quello che era stato il “nostro recipiente” per mesi ha iniziato a frantumarsi permettendoci di abitare spazi prima preclusi: spiagge, parchi, strade. Luoghi questi che fanno parte di un contenitore più grande e dai confini meno nitidi. A determinarli non più muri ma condizione economica, sociale, psicologica. L’uomo “allo stato liquido” ha assunto una nuova forma, più vicina a quella che possiamo considerare “normalità”.
In questo lavoro fotografico ho voluto documentare frammenti di queste due condizioni e metterle in comunicazione tra loro creando un ponte di senso tra esse. Le foto, nate senza un progetto a monte ma abbinate solo in un secondo momento, cercano di ri-costruire a posteriori un legame tra istanti apparentemente molto lontani (almeno nella percezione) e indipendenti tra loro. La costante è il “nucleo familiare liquido” che negli spazi ben definiti dell’abitazione prima e in quelli vasti della natura poi, è riuscito a sperimentare la propria capacità di adattamento.
[sett 2020]